“ Uomo : Un animale talmente preso dalla rapita contemplazione di ciò che pensa da perdere di vista quello che dovrebbe essere realmente. La sua occupazione principale è lo sterminio, non solo degli altri animali, ma anche della sua stessa specie: la quale, tuttavia, si moltiplica con tale tenacia, insistenza e rapidità da infestare l'intero mondo abitabile”
Ambrose Bierce – Il dizionario del diavolo del 1906
In fondo al corridoio di casa brillano le luci dell’albero. Non enorme. Un bel albero però. Ne vado fiero. Luci rosse e gialle con tante palline dorate e di vetro…le mie preferite.
Sono giorni di Festa. Notti come quella di Natale. Una notte comunque particolare comunque la si veda. Oltre le luci a intermittenza, i Babbi Natale appesi ai terrazzi, i pacchi le renne finte. Oltre le code ai supermarket, oltre gli auguri e le cene. Il Natale racconta una storia. Racconta di una famiglia, povera e disperata. Racconta di un re pazzo e criminale. Per un uomo che nasce decine ne moriranno. Forse nessuno ci aveva pensato ma secondo Matteo e il suo Vangelo (solo il suo) la nascita del figlio di Giuseppe e Maria provoca una serie di eventi che portano alla strage degli innocenti. Fortunatamente tale racconto non ha riferimenti storici e rimane una iperbole dell’evangelista sulla crudeltà di Erode che, convertitosi all’ebraismo, per mantenere il proprio potere non esitò a far uccidere parenti e figli.
Il parallelismo della famiglia che in fuga da Israele si rifugia in Egitto come una moderna fuga dai paesi di guerra e violenza è stata più volte studiata e analizzata. Ma io a volte penso proprio a quella strage. Alla violenza insita nell’uomo, qualsiasi uomo. A quel male oscuro che fa dell’Homo Sapiens l’animale più pericoloso e rapace della terra. Al suo male interno, al suo “peccato originale” che lo porta alla distruzione sistematica dell’ambiente, a estinguere gli altri animali, a impoverire le risorse e infine alla guerra. Penso a quanto ogni bimbo porti dentro di sé questo potere distruttivo. Lo so non volete pensarci non volete neppure leggerlo ma la domanda è semplice: chi può perdonarci quando noi non perdoniamo chi ci circonda. Quando non lasciamo scampo con il nostro comportamento. Chi può perdonarci per quello che facciamo e siamo?
“L’uomo produce il male come le api producono il miele”
” Che idea, pensare che la Bestia fosse qualcosa che si potesse cacciare e uccidere!» disse la testa di maiale…… «Lo sapevi, no? … che io sono una parte di te? …. Che io sono la ragione per cui non c’è niente da fare? Per cui le cose vanno come vanno?”
William golding – Il signore delle Mosche
Bono sta scrivendo il nuovo disco. Hanno superato il momento dei ricordi di “All that you can leave behinde” e dissinnescato la bomba della autoreferenzialità di “How to dismantle an atomic bomb”. Sentono di essere ad un punto di non ritorno. L’utimo album della prima decade del 2000. Registrato tra Fez, Dublino, New York e Londra. Al massimo della loro popolarità, pronti per un tour che li consacrerà come la più grande band del mondo. Il 360 tour è all’angolo con il suo enorme artiglio. Nessuna linea all’orizzonte... nessun riferimento. Ecco come si sentono. E Bono cerca nuove prospettive di scrittura usando la terza persona, scrivendo storie di altri con punti di vista diversi. Nascono “Cedar of lebanon”, “Moment of surrender”, “Breathe” …
Daniel Lanois, il loro produttore di fiducia, quello di gran parte dei loro successi discusse con Bono. Parlano di inni, spiritual e canti religiosi. Scoprirono un canto di chiesa antico: 'O Come, O Come Emmanuel'. Un canto natalizio risalente al 12° secolo (titolo orginale in latino: "Veni Veni Emmanuel")
Un canto natalizio appunto. Come quelli che si ascoltano in questo periodo. L’avevano già cantata anche Enya, Sufjan Stevens e Belle & Sebastian. E partendo da questa armonia iniziarono a scrivere la canzone di oggi. Insieme alla musicista di Terranova Lori Anna Reid rilessero questo inno da interpretare e Lanois registrò una versione per pianoforte dell'inno per la band e stabilì un arrangiamento vocale. Bono aveva già abbozzato l’idea di" White as snow” e lentamente si fusero le due idee.
Where I came from there were no hills at all
The land was flat, the highway straight and wide
My brother and I would drive for hours
Like we had years instead of days
Our faces as pale as the dirty snow
Once I knew there was a love divine
Then came a time I thought it knew me not
Who can forgive forgiveness when forgiveness is not
Only the lamb as white as snow
Da dove vengo io non c’era nessuna collina
La terra era piatta, l’autostrada dritta e larga
Io e mio fratello guidavamo per ore
Come se avessimo avuto anni e non giorni
I nostri volti pallidi come la neve sporca
Una volta credevo ci fosse un amore divino
Poi venne un tempo in cui pensavo che esso non sapesse di me
Chi può perdonare il perdono quando perdono non c’è?
Solo l’agnello bianco come neve
Immaginate due ragazzi, due dei tanti che scappano dai luoghi di guerra per trovare fortuna al di la del mare. Probabilmente scappati dall’Afghanistan, dalla morte e dalla disperazione. Da dove vengono la terra è piatta, senza colline. Una landa desolata. Un altopiano arido e freddo. Due fratelli insieme, lungo la strada grigia. Il tempo sembrava dilatarsi sotto i loro piedi e quelli che erano giorni sembrano anni. Le loro facce smunte, pallide come neve sporca. Una fuga lenta e pericolosa. E anche la speranza se ne è andata. La fede non è più incrollabile e viene un tempo dove credi di essere abbandonato da tutti anche da Dio. Nell’ultima frase della strofa tutta l’amarezza del narratore. Il perdono che non si da e non si riceve e un chiaro riferimento biblico. L’agnello pure come la neve che toglie i peccati del mondo. Il perdono che non esiste da entrambe le parti.
And the water, it was icy
As it washed over me
And the moon shone above me
Now this dry ground it bears no fruit at all
Only poppies laugh under the crescent moon
The road refuses strangers
The land the seeds we sow
Where might we find the lamb as white as snow
E l’acqua era ghiacciata
Mentre cadeva su di me
E la luna risplendeva su me
Ora questa terra arida non dà nessun frutto
Solo i papaveri ridono sotto una luna crescente
La strada rifiuta gli stranieri
La terra i semi che seminammo
Dove potremo trovare un agnello bianco come neve?
Il racconto prosegue con la voce di Bono che sale in alto. L’acqua ghiacciata, pioggia mista a neve sulle loro facce. Due ombre nella notte rischiarata dalla luna. Curvi dalla fatica con gli zaini logori alle spalle. Vestiti troppo leggeri e pance troppo vuote. Quella terra ormai arida li sta scacciando solo i papaveri (da Oppio) sono rigogliosi sotto la luna crescente. Quella strada è piena di mine antiuomo, seminate per scoraggiare chi passa per scappare e chi per entrare. Come semi gettati a terra su questa terra fredda e desolata.
Questo “agnello senza macchia che può rendere il nostro cuore bianco come la neve” è fondamentale per il cristianesimo. Il re Davide, lo scrittore dei salmi e il poeta che Bono cita e studia da sempre, scrisse il canto dell’agnello reso bianco come la neve (Salmo 51) dopo aver commesso i suoi più famosi peccati.
Lo stesso Davide che viene citato nella struggente Alleluja di Leonard Cohen.
Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell'intimo m'insegni la sapienza.
Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.
Salmo 51 di David
La leggenda ebraica vuole che David prima di divenire Re di Israele fosse un pastore che grazie al suo coraggio sfido Leoni e orsi per proteggere il suo gregge e gli agnelli più deboli.
As boys we would go hunting in the woods
To sleep the night shooting out the stars
Now the wolves are every passing stranger
Every face we cannot know
If only a heart could be as white as snow
If only a heart could be as white as snow
Da ragazzi andavamo a caccia nei boschi
Per dormire, la notte spegneva le stelle
Ora i lupi sono ogni straniero che passa
Ogni faccia che non riconosciamo
Se solo un cuore potesse essere bianco come neve
Se solo un cuore potesse essere bianco come neve
Il racconto di questi due fratelli si fa sempre più struggente. Il ricordo di quando andavano a caccia insieme e dormivano sotto le stelle per divertimento e non per scappare. Ora però i lupi pericolosi non sono più le bestie da tenere lontane con il fuoco del campo, ora sono gli stranieri e ogni faccia che non conosco. Che potrebbe scambiarli per soldati.
Se solo il nostro cuore potesse essere bianco come la neve, se solo non ci fossimo macchiati di orribili episodi pure noi (chiaro riferimento alle guerre in Iraq, Afghanistan e dintorni).
Questa come avrete letto è una versione, la mia personale. Quella che ho sempre immaginato per questa canzone e che fu a suo tempo il seme da qui Bono partì per la scrittura.
Naturalmente la versione più accreditata è quella collegata al film di Jim Sheridan “Brother” di cui la canzone fa da colonna sonora. Il film parla di due fratelli britannici. E potrebbe essere quindi riferita agli ultimi istanti di vita di uno dei due colpito da una mina durante la sua permanenza in Afghanistan. Nel 2009 Sheridan aveva chiesto una canzone per il suo nuovo film. La band ne scrisse due “Winter” e “White as snow” quest’ultima parla direttamente dei due fratelli Cahill del film. Ma a me piace vederla all’opposto. Da parte di chi quella terra l’ha vista fin da piccolo e che ora la sente estranea.
Musicalmente parlando la canzone venne registrata in un’unica sessione a Fez (come Unknown Caller) nel 2007 ma venne poi rieditata prima dell’uscita dell’album nel dicembre 2008. La canzone venne posizionata nella seconda parte dell’album quella dopo la pausa di “Fez-Being Born”.
“Avevamo cercato di tenere la guerra e il terrorismo fuori dall’album” disse Bono in una intervista, “ma White as snow fu un’eccezione”. Aggiungemmo ancora i corni francesi di Richard Watkins che aveva già suonato per Unknown Caller.
La critica si rivolse subito in maniera positiva sulla canzone. Definendola una delle migliori dell’album. “Disadorna, scarna e suggestiva” la definì The Guardian proseguendo “non devi neanche sapere cosa sta per sentire il suo potere silenzioso o percepirne la tristezza. La canzone più silenziosa, intima e discutibile che gli U2 abbiano mai fatto.
"Ci sono un paio di canzoni dal punto di vista di un soldato attivo in Afghanistan", raccontò Bono nel giugno 2008, nello studio di Hanover Quay del gruppo a Dublino, durante un'interruzione nella registrazione, "e uno di loro, White Come Snow, dura il tempo necessario per morire ".
"Mi ero appena sfinito come soggetto; di conseguenza ha creato diversi personaggi, tra cui un vigile urbano, un tossicodipendente e un soldato che serve in Afghanistan. Ed è proprio con quest’ultimo personaggio che nascono “Winter” e “White as snow”.
In quest’ultima canzone Bono si concentra sugli ultimi pensieri del soldato mentre muore dalle ferite causate da un ordigno esplosivo improvvisato. Bono ha avuto l'idea dopo aver letto Pincher Martin, scritto da William Golding. Il libro viene raccontato dal punto di vista di un marinaio britannico che sembra essere sopravvissuto al siluro della sua nave. Il libro viene raccontato dal punto di vista di un marinaio britannico che sembra essere sopravvissuto al siluro della sua nave. Il racconto riprende i temi del "signore delle mosche" addirittura amplificandoli. I concetti di bene e male, di progresso e umanità diventano via via argomento del delirio del marinaio.
Lo stesso Bono decise di cambiarne il narratore dopo aver visto il film di Sam Mendes “Jearhead” e cercando una sintonia con “Brothers” di Jim Sheridan dove gli U2 sarebbero comparsi con nella colonna sonora. All’inizio infatti la canzone partiva dalla storia di un giovane mediorientale in esilio dalla sua terra. Il suono ovattato, gelido e malinconico ricorda i lavori Ambient di Eno anche se all’inizio volevano che la canzone iniziasse con il rumore assordante di una deflagrazione (mi viene in mente “Raised by wolf” nella versione Live).
Tutto è incentrato sul testo. La chitarra di Edge, il basso di Adam e la batteria di Larry sono al servizio della voce di Bono. La stessa voce poi è al servizio del testo. Intimo struggente e pieno di dolore.
VERSIONI
Veni, Veni, Emmanuel è un inno latino per il periodo dell'Avvento, il cui testo, di autore anonimo, risale forse all'VIII secolo. Nella versione in inglese il brano recita:
“O come, O come, Emmanuel,
And ransom captive Israel,
That mourns in lonely exile here
Until the Son of God appear.
Ritornello
“Rejoice! Rejoice! Emmanuel
Shall come to thee, O Israel.”
(Vi ricorda qualcosa quel Rejoice ?!)
Questa è la versione originale ma ne potgete trovare molte in rete.
Non esistono né video né versione live di questa canzone. Vi allego solo un video amatoriale per ascoltarla se non avete l’album o spotify.
Il signore delle mosche. Da un libro di Golding un film (poi ripreso in un remake) che segna e fa discutere. Suggerisco il libro naturalmente. Un ritratto oscuro dell’uomo e delle sue prospettive.
Il trailer di Brothers di Jim Sheridan
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