Sembrano passati anni, secoli, eoni… tanto tempo da quando è stata scritta “walk on”. La storia di Aung San Suo Kyi. La lotta per una Birmania libera, il premio Nobel per la pace del 1991… Poi la scarcerazione, la gioia e infine il rovescio della medaglia. La controversa relazione con le minoranze religiose ed etniche del paese. Le polemiche.
Gli U2 accusano il colpo e quella che era stata una canzone simbolo di quegli anni, una sorta di reprise di One, viene velocemente messa in soffitta. Spiace perché la canzone è veramente un gioiello. I video che la accompagnano sono altrettanto belli e affascinanti.
Io l’ho riletta poco tempo fa. Volevo trovarne una nuova chiave di lettura e, come al solito, solo poco tempo dopo si è palesata la vera essenza di questa canzone. Un vero e proprio moto di orgoglio ed esortazione per le donne.
Per tutte quelle donne che troppo spesso vivono e soffrono per mano di mariti e compagni brutali. Costrette a stare nelle loro gabbie con la gola gonfia di lacrime e dolore.
Questa è la mia personale interpretazione di Walk on.
La violenza sulle donne sta diventando in questi ultimi anni un vergognoso capitolo che sempre più emerge in ogni TG, notiziario o news giornaliera italiana. Europea. Mondiale.
In Italia, il nostro paese, la violenza tra le mura domestiche, sui luoghi di lavoro e per strada diventa via via un problema grave e difficilmente arginabile. Oggi vorrei soffermarmi su una delle più subdole tra le violenze sulle donne: quella tra le mura domestiche. Una violenza di per sé forse anche più grave. Celata, marcia e impalpabile dall’esterno. Una violenza che coinvolge i bambini, i ricordi, le mura di quella che dovrebbe essere la nostra zona sicura. Il nostro castello.
Le donne, i bambini, vittimi di questa situazione hanno un ricordo. Il suo arrivo. L’arrivo del mostro.
Dal rumore del cancello che viene chiuso, dai passi lungo le scale. Dal rumore della chiave che gira per aprire la porta si possono a volte intuire molte cose. Sembra impossibile ma è così.
Sarà arrabbiato? Sarà deluso? Oppure euforico… magari troppo euforico.
E dovrò camminare piano, chiedergli del lavoro? Raccontare della mia giornata?
E quella bolla di tempo buono che passa tra una eruzione di violenza e l’altra che le donne vivono in celle con porte aperte. Tra lo spazio di un litigio e l’altro che ci si illude che possa cambiare. Che possa finire.
And love it's not the easy thing
The only baggage you can bring...
And love is not the easy thing...
The only baggage you can bring
Is all that you can't leave behind
And if the darkness is to keep us apart
And if the daylight feels like it's a long way off
And if your glass heart should crack
And for a second you turn back
Oh no, be strong
Walk on, walk on
What you got, they can't steal it
No they can't even feel it
Walk on, walk on ...
Stay safe tonight
l'amore non è cosa facile
L'unico bagaglio che puoi portare
E l'amore non è cosa facile
L'unico bagaglio che puoi portare
è tutto ciò che non puoi lasciare indietro
E se la tenebra è per tenerci separati
E se la luce del giorno sembra essere molto lontana
E se il tuo cuore di vetro si spezzasse
E per un secondo tu tornassi indietro
Oh no, sii forte
Vai avanti, vai avanti
Quello che possiedi, non possono rubartelo
No, non possono nemmeno sentirlo
Vai avanti, vai avanti...
Stai al sicuro questa notte
“L’amore non è una cosa facile” La prima frase del testo di “Walk on” è già di per sé una dichiarazione di intenti. Nulla è facile nella vita tanto più amare una persona, e magari amarla anche se violenta. Amarla anche se ti fa del male. Perché l’amore è come un bagaglio che ti porti appresso. A volte pesante, sempre comunque ingombrante.
L’amore non lo puoi lasciare alle tue spalle, dimenticarlo. Far finta di non aver amato una persona. E quando ami, e lo fai con tutto te stesso l’amore lascia un segno indelebile nella tua vita. Come un marchio sul palmo della mano che stringeva la valigia. Come l’odore di polvere da sparo che permane nelle narici anche dopo ore. Dopo aver sparato. Dopo aver mirato.
Mentre quello che amavi ti urla addosso. Mentre quell’uomo con cui dormivi ora ti ringhia contro.
La seconda strofa Bono sembra cantarla proprio a quelle donne che ogni giorno vivono nel limbo della violenza familiare. La notte sembra permeare le stanze, il silenzio oppressivo e evoluto dopo il litigio. L’aspettare con gli occhi bianchi, aperti, nel buio. Aspettare che venga giorno. Che lui si alzi ed esca da casa.
La paura di fare un rumore sbagliato, un respiro che lo possa agitare. Che possa risvegliare quel mostro sopito nel corpo dell’uomo che una volta si amava. Se solo per un secondo potessi tornare indietro! Se solo per poco potessi decidere in maniera diversa. Ma le donne vittime di violenza in casa non denunciano quasi mai il loro aggressore. Sperano in una redenzione. Cercano disperatamente di tenere in piedi il rapporto. Magari per via dei figli, delle famiglie, delle malelingue. Oltre alla violenza subita si insinua, come pece, il senso di fallimento e la colpevolizzazione di sé stessi.
“Vai avanti! Resisti! Ancora un giorno, ancora un po’. Domani migliorerà. Domani cucinerò il suo cibo preferito. Domani sarà dolce e mi vedrà con gli occhi dell’amore”
La canzone era stata scritta per Daw Aung San Suu Kyi, un attivista birmana che è stata condannata agli arresti domiciliari nel 1989 per aver protestato contro il suo governo. All'inizio di quell'anno, mentre camminava con alcuni dei suoi sostenitori, i soldati bloccarono il loro percorso e puntarono i fucili contro di loro. Suu Kyi continuò a camminare, nonostante gli ordini di fermarsi. I soldati minacciarono di spararle, ma non lo fecero. Rimase agli arresti domiciliari fino al 2010 dopo aver vinto anche il premio Nobel per la pace.
A causa di questa canzone l’intero album “all that you can’t leave behind” fu bandito in Birmania (ora Myanmar). Il titolo prende proprio spunto da una delle frasi del testo di “Walk on”
Nel 2015, la National League for Democracy (NLD) di Aung San Suu Kyi ha ottenuto la maggioranza nelle elezioni storiche in Myanmar. Ha assunto la posizione di consigliere di stato e ha assunto un ruolo di guida nel paese. Nel 2017, l'esercito ha cacciato centinaia di migliaia di musulmani Rohingya in quello che le Nazioni Unite chiamavano "pulizia etnica". Aung San Suu Kyi è stata messa sotto accusa per il suo ruolo nell'atrocità, con coloro che la sostenevano inorridita. "Forse è sempre stata un politico", ha detto Bono a Rolling Stone. "Non era una santa, non era una sorta di salvatore, forse abbiamo sempre sbagliato, e dobbiamo solo accettare di aver sbagliato, o forse le è successo qualcosa di terribile che semplicemente non sappiamo."
You're packing a suitcase for a place
None of us has been
A place that has to be believed to be seen
You could have flown away
A singing bird in an open cage
Who will only fly, only fly for freedom
Walk on, walk on
What you've got they can't deny it
Can't sell it or buy it
Walk on, walk on
Stay safe tonight
And I know it aches
And your heart it breaks
And you can only take so much
Walk on, walk on
Stai facendo la valigia per un posto
Dove nessuno di noi è stato
Un posto che deve essere creduto per essere visto
Avresti potuto volare via
Un uccello che canta in una gabbia aperta
Che volerà solamente, volerà solo verso la libertà
Vai avanti, vai avanti
Quello che possiedi non possono negartelo
Non possono venderlo né comprarlo
Vai avanti, vai avanti
Stai al sicuro questa notte
E lo so che fa male
E il tuo cuore si spezza
E tu puoi solo prendere tanto
Vai avanti, vai avanti
La seconda parte di Walk On ripercorre le tematiche della prima ampliando il senso di disagio.
La voglia di dire basta e scappare lontano. Fare finalmente la valigia e scappare via dove non si è mai stato. Dove come coppia non abbiamo ricordi e che quindi non possa essere macchiato, sporcato.
“avresti potuto volare via” è una frase emblematica. C’è sempre la possibilità di scappare. Di volare via dalla gabbia della casa comune. Una gabbia dorata dalle porte non chiuse a chiave.
“Lo so che fa male” è emblematico. Il dolore fisico e morale. L’umiliazione che brucia dentro
Il labbro gonfio. L’occhio nero a malapena nascosto sotto il trucco.
La maggioranza degli studi e delle statistiche concorda e conferma, per una donna, il rischio di subire violenza da parte di un altro membro della famiglia è mediamente assai più elevato rispetto a quello di essere aggredita per strada da sconosciuti e si può ritenere che episodi di violenza fisica di una certa serietà si verifichino, almeno una volta, nel 30% di tutti i nuclei familiari.
Un primo studio del 2006 rielabora i dati statistici ottenuti quantificano la dimensione in Italia in:
- 6.743.000 le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita; negli ultimi 12 mesi del 2006 il numero delle donne vittime di violenza ammonta a 1 milione e 150 mila;
- 900.000 i ricatti sessuali sul lavoro. L'analisi fornisce alcuni raffronti tra violenza avvenuta all'interno della famiglia ed evento violento attribuito a "sconosciuti":
- 14,3% delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale all'interno della relazione di coppia (da un partner o da un ex partner) mentre il 24,7% da un altro uomo;
- le violenze non denunciate sono stimate attorno al 96% circa sé subite da un non partner, al 93% se subite da partner;
- la maggioranza delle vittime ha subito più episodi di violenza, nel 67,1% da parte del partner, nel 52,9% da non partner, nel 21% violenza sia in famiglia che fuori;
- 674.000 donne hanno subito violenze ripetute da partner e avevano figli al momento della violenza.
Home… hard to know what it is
If you've never had one
Home… I can't say where it is
But I know I'm going home
That's where the hurt is
I know it aches
How your heart it breaks
And you can only take so much
Walk on, walk on
Casa… è dura sapere cosa sia
Se non ne hai mai avuta una
Casa… non so dire dove sia
Ma so che sto andando a casa
Cioè dove c'è il dolore
Lo so che fa male
Il modo in cui il tuo cuore si spezza
E tu puoi solo prendere tanto
Vai avanti, vai avanti
Casa. Appunto quello che per tutti dovrebbe essere un luogo riparato. Un luogo sicuro.
Casa dove torniamo, casa dove mangiamo. Casa dove sogniamo e ci addormentiamo.
Ma non per tutti. Non per tutte le donne, quella che sognavano da piccole giocando magari con la Barbie. Per alcune donne la casa è il luogo della paura. Il luogo dei soprusi.
La casa diventa fatta di muri bianchi che non permettono al suono di oltrepassarla. Alle urla strozzate. Le tende diventano troppo spesse perché passi la luce del sole. I pianti si rompono, volano parole e schiaffi. Letti troppo freddi dove dormire sereni. Cuscini dove piangere silenziosamente. Tornare a casa dove c’è il dolore. La schiena curva con la busta della spesa. Un peso nel cuore.
Sarà oggi? Domani? Quando ti spezzerai?
"Walk On" originariamente consisteva in due brani diversi che, secondo Adam Clayton, avevano grandi riff ma suonavano terribilmente separatamente. Il gruppo li ha combinati fondendoli insieme. Verso la fine delle sessioni di registrazione dell'album, la band ritrova il produttore di lunga data Steve Lillywhite per dare alcuni ritocchi finali alle canzoni, tra cui proprio "Walk On".
Bono parafrasa il modo di dire "Home is where the heart is", la casa è dove c’è il cuore diventando crudelmente: la casa è dove c’è il dolore (heart=hurt).
I know it aches
How your heart it breaks
And you can only take so much
Walk on, walk on
Leave it behind
You've got to leave it behind
All that you fashion
All that you make
All that you build
All that you break
All that you measure
All that you steal
All this you can leave behind
All that you reason
All that you sense
All that you speak
All you dress up
All that you scheme ...
Lo so che fa male
Il modo in cui il tuo cuore si spezza
E tu puoi solo prendere tanto
Vai avanti, vai avanti
Lascialo indietro
Devi lasciarlo indietro
Tutto quello che modelli
Tutto quello che crei
Tutto quello che costruisci
Tutto quello che rompi
Tutto quello che misuri
Tutto quello che rubi
Tutto questo puoi lasciarlo indietro
Tutto quello che ragioni
Tutto quello che intuisci
Tutto quello che dici
Tutto quello che mascheri
Tutto quello che progetti ...
L’ultima strofa con l’elenco interminabile diventa la perfetta chiusura di una canzone di per sé struggente e bellissima. Rileggerla ora con l’interpretazione nuova che ho cercato di dare sembra ancor più potente ed evocativa.
Vi è uno strano parallelo tra queste ultime frasi è quelle, molto simili, di Eclipse dei Pink Floyd.
L’elenco degli “all that you…” è identico e a volte le frasi sono proprio le stesse ma il concetto sembra specchiato. Quasi una sorta di antico e nuovo testamento. Per fare un paragone che potrebbe essere caro a Bono e compagni.
In Eclipse, i Pink Floyd dicono che nulla è importante perché arriveranno le tenebre e l’oblio.
Bono e soci invece diametralmente opposti affermano che ci possiamo lasciare tutto alle nostre spalle perché arriverà la luce. Ingresso e uscita dalle tenebre in due canzoni parallele per due mostri sacri della musica.
“Lascialo indietro”. “Devi lasciarlo indietro” !!!
È l’esortazione massima che possiamo dare a tutte quelle donne che si trovano a subire violenze domestiche ed a lottare ogni giorno tra il ricordo di un amore fallito/finito e la speranza di un futuro migliore.
Troppe donne, quasi tutte, non denunciano. Subiscono. Non scappano, restano.
Troppe volte il giorno dopo il lupo ritorna agnello. E la paura e il senso di fallimento ti stringono la gola. Fino a non fare uscire neppure un sommesso: aiuto!
Ma tutto quello che sogniamo, costruiamo, misuriamo… tutto questo può essere lasciato. In nome dell’amore per noi stessi. L’amore per i nostri figli che non devono mai, ripeto, mai vivere nella paura. Nessuno lo deve.
E il tuo sogno di amore, di vita, di crescita lo puoi lasciare. Puoi averne un altro più grande, più forte. Più sano.
Tutto quello che mascheri. Perché mascheri il tuo dolore.
Tutto quello che progetti sperando in un futuro migliore.
Tutto questo è fuori da quella porta.
Afferra la maniglia! Spingi la porta…
WALK ON !
VERSIONI
La versione live allo Slane Castle. “The Spirit is in the house, Allelujia”
Live nel meraviglioso 360Tour al Rose Bowl stadium
La splendida versione semiacustica di “Walk on” e “peace on earth” con la chitarra di Dave Stewart (eurithmics). Nei cori vediamo Natalie Imbruglia e Morleigh Steinberg (la moglie di Edge).
Forse la mia preferita.
Eclipse dei Pink Floyd
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