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Germano

LIKE A SONG

“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”

(Inferno, canto XXVI).


Like a song è una canzone quasi heavy metal. Un treno velocissimo dove la batteria di Larry la fa da padrone. Un inno giovanile molto di più di altre canzoni. Contro ogni forma di guerra o di violenza dove Bono, rabbioso e potente più che mai, alza bandiera bianca senza arrendersi.

Like a song I have to sing

I sing it for you.

Like the words I have to bring

I bring it for you.

Come una canzone che devo cantare

La canto per te.

Come le parole che devo portare

Le porto per te.


Quasi senza fiato Bono urla e intona il suo grido di cambiamento e rinnovamento

Come un’araba fenice che risorge dalle proprie ceneri, esorta le nuove generazioni a risorgere dalla polvere. A prendere posizione ma allo stesso tempo parla anche di compromesso. Bono capisce che la semplice protesta, il prendere una posizione non basta. Troppo indaffarati a combattere gli uni contro gli altri ci si dimentica degli obbiettivi e del bene comune.

Bono parla ai giovani e a sé stesso. A generazioni sempre più confuse e disorientate.


And in leather, lace and chains we stake our claim.

Revolution once again

No I won't, I won't wear it on my sleeve.

I can see through this expression and you know I don't believe.

Too old to be told, exactly who are you?

Tonight, tomorrow's too late.

Ed in cuoio, lacci e catene accampiamo le nostre pretese.

Ancora una volta Rivoluzione.

No, non lo farò, non la indosserò sulla mia manica.

Riesco a capire questa espressione e sai che non ci credo.

Troppo vecchio per essere ascoltato, chi sei esattamente?

Stanotte, domani è troppo tardi.


Già generazioni confuse. Viene in mente un vecchio disco di Vasco Rossi del 1981:

“generazione di sconvolti senza più santi né eroi”

Siamo ad un passaggio epocale. Passiamo dagli anni ’70 del post guerra. Dei movimenti pacifisti e dell’amore libero a quelli cubi e neri del post-punk. Dopo la sbornia di colori della psicadelia hyppie, il punk è il duro muro dove si infrangono i sogni delle nuove generazioni. Non c’è redenzione né salvezza. Le generazioni degli anni ’80 conoscono il mondo di Reagan e Thatcher. Le differenze sociali si amplificano e i ceti sociali più bassi ed emarginati segnano il passo.

Allo stesso tempo i giovani e le loro rivolte sociali sono letteralmente addormentati da droghe, impulsi nichilisti e guerre intestine.

And we love to wear a badge, a uniform

And we love to fly a flag

But I won't let others live in hell

As we divide against each other

And we fight amongst ourselves

Too set in our ways to try to rearrange

Too right to be wrong, in this rebel song

Let the bells ring out

Let the bells ring out

Is there nothing left?

Is there, is there nothing?

Is there nothing left?

Is honesty what you want?

E amiamo indossare una medaglia, un'uniforme

E amiamo sventolare una bandiera

Ma non lascerò vivere gli altri all'inferno

Mentre ci mettiamo gli uni contro gli altri

E combattiamo tra di noi

Troppo determinati nei nostri modi per cercare di riarrangiarci

Troppo giusto per essere sbagliato, in questa canzone ribelle

Lascia risuonare le campane

Lascia risuonare le campane

Non è rimasto nulla?

Non è rimasto nulla?

Non è rimasto nulla?

È l'onestà ciò che vuoi?


Nichilismo appunto. Ne parla spesso Umberto Galimberti, uno dei massimi studiosi italiani di filosofia, antropologia e psicologia. La sua lucida e attenta analisi dura ormai da 40 anni. E sembra denotare uno spostamento sempre più allarmante delle nuove generazioni verso un nichilismo oltranzista e la perdita di ideali. I giovani non lottano. Non prendono armi contro un mare di affanni, parafrasando shakespeariane memorie.


Ma negli anni ’80 i giovani, e i nostri 4 di Dublino, vedono ancora bandiere, medaglie, uniformi. Vedono ancora uno spiraglio. Giovani che lottano, che protestano nelle piazze e che esortano ad un cambiamento. Gli scioperi nella Polonia di Solidarnosc (vedi New year’s day), nelle miniere inglesi (Redhill mining town), gli scioperi degli operai in tutta Italia e i movimenti per le case a Berlino. Ne vedremo ancora anche in futuro, sempre più rare. Ostacolate e rovinate da battaglie interne.

A generation without name, ripped and torn

Nothing to lose, nothing to gain

Nothing at all

And if you can't help yourself

Well take a look around you

When others need your time

You say it's time to go... it's your time.

Angry words won't stop the fight

Two wrongs won't make it right.

A new heart is what I need.

Oh, God make it bleed.

Is there nothing left?

Una generazione senza nome, strappata e divisa

Niente da perdere, niente da guadagnare

Niente di niente

E se non puoi aiutare te stesso

Bene, datti un'occhiata intorno

Quando gli altri hanno bisogno del tuo tempo

Dici di dover andare via...è il tuo tempo.

Parole di rabbia non fermeranno la lotta

Due errori non fanno una cosa giusta.

Un nuovo cuore è ciò di cui ho bisogno

Oh, Dio, fallo sanguinare

Non è rimasto nulla?

Giovani definiti come nichilisti attivi.

Che non vivono più nella cultura cristiana occidentale che il futuro sarà sempre una promessa positiva. Hanno perso l’idea che il futuro sia salvezza e redenzione (non dal punto di vista religioso si badi bene). Nichilismo per Nietzsche, che lo definì al meglio, ha 3 caratteristiche: manca lo scopo, la risposta ai perché e tutti i valori si svalutano!

I valori, coefficienti sociali adottati dalla società, posso sempre cambiare. Una volta potevano essere cittadinanza, uguaglianza, militari, di onore… ma cambiano sempre.

Mancano lo scopo però manca un perché ci si deve alzare al mattino. Mancano i perché a cosa ci attrae. L’ospite inquietante del nichilismo (come lo definisce Galimberti) in Italia fa sì che si suicidano 400 giovani all’anno. Un numero molto alto anche per gli standard europei.

Si beve, ci si droga ci si stordisce per anestetizzare dall’angoscia sul futuro. Meglio vivere in diretta 24 ore su 24 ma mai pensando al domani. Sempre sul presente.

I giovani non sono visti come risorsa ma come problema per le società moderne. Come una entità da allocare nel tempo e nello spazio dai bordi frastagliati.


“niente da perdere, niente da guadagnare”


In questa società che ti annienta e ti fa sentire sempre fuori luogo.

L’identità delle persone, definita dal rapporto con gli altri, si svaluta fino alla totale disidentità sociale. Siamo singoli che lottano tra di loro. Una massa di facce da cui emergere. Nessuna bandiera e nessuna idea.

Ecco che le parole di Bono assumono tutto un aspetto molto più importante e quasi epico. Se non puoi aiutare te stesso allora datti un’occhiata intorno e aiuta gli altri.

Le parole, quelle rabbiose nascoste sotto bandiere e stemmi forse non cambieranno i destini del mondo ma un nuovo cuore, un nuovo modo di agire e prendersi cura gli uni degli altri si.

Cambiare il mondo cambiando dentro di sé. Canalizzando rabbia e delusioni in un nuovo agire per il prossimo. Bono e compagni avviano in questo momento una delle caratteristiche del loro operato e del loro sentire. L’aiuto verso il prossimo e la non appartenenza a bandiere. Quella enorme capacità di Bono di prendere e colloquiare tra le barricate. Tra i potenti della terra e tra i più poveri.


VERSIONI:



La canzone rimasterizzata


live del 1983



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