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Germano

A DAY WITHOUT ME

Ci sono artisti che durante i concerti improvvisano, saltano si esaltano. Altri controllano il proprio corpo in cerca della massima concentrazione, altri ancora sfidano il pubblico. Ian Curtis no. Ian non guardava il pubblico o al massimo di sottecchi lo scrutava. La sua timidezza unità ad un problema di epilessia lo portava a non guardare le luci dirette e a non sfidare lo sguardo del pubblico. Ian era schivo, vestiva di nero e parlava poco. Una semplice camicia con le maniche arrotolate, i capelli corti appiccicati sulla fronte sudata e la sua voce.

Il 18 maggio del 1980 Ian si impicca prima del tour americano che li avrebbe consacrati del tutto. Pochi giorni prima un giovane Bono aveva compiuto i suoi primi 20 anni. Ian ne aveva 24.

A metà del 1980, con il contratto discografico della Island Records in tasca, gli U2 iniziarono a lavorare davvero al loro primo album dopo le esperienze acquisite da tre anni di live – inframezzati dalla registrazione dell’EP Three – sia le idee e le influenze che i gruppi post-punk avevano loro trasmesso. Steve Lillywhite ricorda: “La prima cosa che registrammo insieme fu “A day without me”, che allora pensavamo fosse abbastanza buona. Se la ascolti adesso, è probabilmente un po’ bambinesca, ma a tutti sembrava piacere così mi fu chiesto di fare il loro primo album…Tutti erano in una tale disposizione d’animo, che le idee scorrevano proprio una dietro l’altra. Ma la canzone, seppur acerba racchiude due elementi fondamentali della musica degli U2: il delay di Edge e la tematica del mutamento\turbamento di Bono.


Started a landslide in my ego

Looked from the outside to the world I left behind.

I'm dreaming, you're awake

If I was sleeping, what's at stake?

A day without me.


Ho fatto partire una frana nel mio ego

Guardavo dal di fuori

Verso il mondo che avevo lasciato indietro.

Sto sognando, tu sei sveglio

Se io stessi dormendo, cosa ci sarebbe in gioco?

Un giorno senza me.

Ian Curtis canta attaccato al microfono, nella penombra polverosa di scantinati dove si suona e si suda. Bianco e nero. Luci che tagliano in due il palco. La sua band, i Joy Division è già nota nel sottobosco di musica indie punk di Manchester. Il loro primo nome era Warsaw per elogiare la song “Warszawa” di David Bowie ma c’era un altro gruppo con un nome simile così Ian suggerisce quello degli Joy Division.

Ma di gioioso non c’è neppure il nome visto che è ispirato al libro “casa di bambole” dello scrittore che si nasconde sotto lo pseudonimo di Ka-Tzetnik 135633 (il nome dato ai deportati nei campi di sterminio e il suo numero tatuato sul braccio). La “Joy Division” nel lager di Auschwitz è un gruppo di detenute ebre trattate come schiave sessuali dai nazisti.

Cupo, nero e dark. Il loro punk è denso e scuro. Poco divertente. Canteranno appunto con i Cure, altra band che stava nascendo al tempo o i Buzzcocks.

Ian è un ragazzo dolce, malinconico e sensibile. Anzi malato di sensibilità visto che è pure affetto da epilessia fotosensibile. Sempre con gli occhi chiusi infatti lo si vede cantare. Perché particolarmente esposto a luci intermittenti, forti e stimoli visivi. In un mondo dove la musica fa dell’immagine un culto lui chiude gli occhi e canta. Un vampiro malinconico che soffre la sua condizione leggendo libri e scrivendo poesie.


Whatever the feelings, I keep feeling

What are the feelings you left behind?

A day without me.


Qualsiasi siano le sensazioni io continuo a sentirle

Quali sono i sentimenti, che lasciasti alle spalle?

Un giorno senza me.

Ian e i suoi amici non hanno tecnica, sanno suonare poco e male ma affascinano e i testi di Ian diventano sempre più importanti. Nati insieme ai Clash e ai Sex Pistols ne condividono solo i principi. Diventano subito più ermetici e poco glam.

Ma Ian è anche malato. Epilettico abbiamo detto.

E spesso durante i concerti quelli che a molti sembrano gesti rock, balli scatenati sono invece vere e proprie crisi di epilessia che il cantante subisce sul palco. Ian giovane, già sposato e padre soffre la sua condizione che lo tiene lontano dalla ribalta, imbottito di medicinali e incapace di controllare il suo mondo. Scrive “love will tear us apart”, la struggente ballata che divenne inno per generazioni e fu eletta moltissime tra le migliori canzone di sempre. Divenuta cover per moltissimi artisti.

Started a landslide in my ego

Looked from the outside to the world I left behind.

In the world I left behind

Wipe their eyes and then let go

In the world I left behind

Shed a tear and let love go.


Ho fatto partire una frana nel mio ego

Guardavo dal di fuori

Verso il mondo che avevo lasciato indietro.

Nel mondo che avevo lasciato indietro

Asciuga i loro occhi, e poi lascia andare

Nel mondo che avevo lasciato indietro

Versa una lacrima, e poi lascia libero l'amore.


Poco dopo il ritorno dal primo tour con i Buzzcocks, Curtis si chiuse nella sua camera, si ubriacò con una bottiglia di Pernod e collassò a terra vomitando con accanto a sé una copia della Bibbia ed un coltello col quale aveva scalfito le pagine del capitolo dell'Apocalisse di San Giovanni. Ancora dopo, Il 7 aprile, Curtis assunse una grande quantità di Fenorbital e collassò, dopo aver scritto un biglietto che sapeva di addio. Anche in questo caso la moglie riuscì a salvarlo portandolo in ospedale per una lavanda gastrica. Fu il primo tentativo di suicidio di Ian Curtis.

Nel frattempo fervevano i lavori per il secondo album degli Joy Division, Dopo il trionfale Unknown Pleasures, con quella copertina disegnata da Peter Saville , il gruppo stava registrando Closer.

Per la copertina del disco venne nuovamente scelto il grafico Peter Saville che utilizzò una foto scattata da Bernard Pierre Wolff raffigurante una statua del cimitero monumentale di Staglieno, a Genova in Liguria (tomba della famiglia Appiani). Avevano già i biglietti in mano per andare negli Stati Uniti dove le prevendite del tour avevano fatto registrare molti sold out. La sera prima della partenza per il tour americano, Curtis fece ritorno nella sua casa di Macclesfield, per parlare con la moglie. Curtis le chiese di ritirare la causa per la separazione e, in seguito, rimase da solo in casa. La mattina del 18 maggio del 1980, Curtis si suicidò impiccandosi alla rastrelliera della cucina. Aveva poco più di ventitré anni. Con lui finì tragicamente l'avventura dei Joy Division.

Si uccise mentre sul piatto del giradischi suonava “the idiot” di Iggy Pop. Un’idiozia, un errore appunto. “A stupid sally thing” come disse Bono.

Tony Wilson dichiarò nel 2005: "Penso che ognuno di noi abbia fatto l'errore di non pensare che il suo suicidio stesse per accadere. Abbiamo tutti completamente sottovalutato il pericolo. Non lo abbiamo preso sul serio. Siamo stati degli stupidi."

Il resto del gruppo, come da desiderio di Ian, prende un nuovo nome “New Order” appunto.

Bono fu molto scosso dalla morte di Ian Curtis. Non solo per la connessione netta ed evidente tra le loro musiche ma anche per le tematiche affrontate dai Joy division nei loro testi. Per la canzone Bono si fa prestare dei soldi da un amico e compra a Edge un nuovo effetto per la chitarra: l’eco Memory Man che avrebbe portato la band in una nuova dimensione musicale.

Il testo della canzone è un colpo di genio di Bono che immagina un ipotetico proprio funerale. Un giorno senza me appunto. Il pensiero del suicidio aveva attraversato, per stessa ammissione di Paul Hewson, la testa del cantante. Che lo aveva affascinato e portato a chiedersi “Farebbe qualche differenza se mi suicidassi? “

Ma anche la tematica dell’Ego, che ti spinge a volte oltre il limite, oltre anche al ridicolo.

La batteria potente e in controtempo tipica della fine degli anni ’70 gioca in contraltare con la chitarra di Edge che sembra correre leggera.

Il singolo fu stampato con due copertine sulle quali figurano fotografie scattate da Susan Byrne: la prima – per il mercato irlandese e inglese – vede la foto di un ponte ferroviario sulla Booterstown Dart station a sud di Dublino, e riprende molto da vicino lo stile delle foto dei Joy Division scattate da Kevin Cummins nel Gennaio del 1979; la seconda copertina, destinata al mercato olandese e tedesco, non è altro che la stessa foto di Peter Rowan che figurerà sull’album Boy.


Nello speciale sulla storia di Boy in cartoon c’è un bel pezzo di Edge che spiega la nascita della canzone: Ci sono un paio di tracce di chitarra - una traballante di nervosismo, l'altra un grido penetrante - Bono immagina quello che Ian Curtis della Joy Division avrebbe pensato in vista del suicidio del maggio 1980. La canzone non è né triste né celebrativa, ma solo uno sforzo per capire.


VERSIONI

Prima di affrontare le versioni della canzone degli U2 un doveroso tributo agli Joy Division.

Struggente, avvolgente, dolorosa.


“When routine bites hard

and ambitions are low

and resentment rides high

but emotions won’t grow

and we’re changing our ways

taking different roads.

Then love, love will tear us apart again

love, love will tear us apart again.

Why is the bedroom so cold?

You’ve turned away on your side

is my timing that flawed?

Our respect runs so dry

yet there’s still this appeal

that we’ve kept through our lives.

But love, love will tear us apart again

love, love will tear us apart again.

You cry out in your sleep

all my failings exposed

and there’s a taste in my mouth

as desperation takes hold

just that something so good

just can’t function no more.

But love, love will tear us apart again

love, love will tear us apart again

love, love will tear us apart again

love, love will tear us apart again”.


U2 e Arcade Fire insieme per “Love will tears apart”

Live il 30-05-1983 in California


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