Le polemiche sembrano placarsi dopo che la settimana scorsa per vari social e gruppi U2 è comparsa è rimbalzata la nuova canzone del cantane milanese Ernia con la sua "U2".
Occorre fare delle doverose premesse a quello che state per leggere:
1) La libertà di espressione, e quindi anche quella artistica, deve essere sempre essere garantita.
2) Ernia non è né il primo né l'ultimo degli artisti criticati per il contenuto, gli atteggiamenti o le canzoni che canta e compone.
Resta però interessante chiedersi qual'è il limite di un artista e quale messaggio sopratutto voglia far passare.
Veniamo ai fatti: Esce un nuovo disco di Ernia, rapper della scena milanese già affermato nel background italiano che, con l'esplosione del fenomeno trap, viene spinti verso la vetta delle classifiche italiane. Nelle radio la sua "superclassico" passa parecchio e la si incontra come sfondo per le stories di instagram e per qualche birra al parchetto. Ernia nell'estate del 2020, quella del covid, della disillusione nichilista del trap e nel periodo post sbornia millennians funziona.
Funziona tutta la scena trap che attinge a piene mani al mondo rap trasportandolo nell'ultimo periodo. Da canzoni del disagio americane, canzoni di protesta e di aggregazione si spostano sempre più a canzoni della stanchezza di vivere, della trasgressione per noia. Ernia non scappa a questo cliché nonostante mescoli tematiche molto basiche a citazioni da Charles Baudelaire, Ernest Hemingway, Harper Lee e Stephen King. Il gioco tra quello che vede per strada e quello che studia alla facoltà di lettere. Fin qui tutto bene.
Se non che nel suo album Matteo, questo il suo vero nome, compone una canzone dal titolo U2 che cità proprio i nostri amici di Dublino. Apriti cielo. Si perchè il suo album , Gemelli, si posiziona al primo posto. Ma i contenuti sono quasi sempre piuttosto discutibili.
"U2" nello specifico è una canzone dove traspare una certa misoginia, violenza e apatia tipièche della Trap da classifica che tanto piace ai giovani.
La stampa lo intervista e lui esordisce:
«Quando sei ragazzino pensi che il successo sia sinonimo di felicità. Ma non è così. Ho attraversato un periodo di forte apatia. Quando mi hanno detto che avevo fatto il platino, non ho avuto nessuna reazione. Un altro avrebbe festeggiato. Sono stato piatto per tanto, Cigni e Non me ne frega un cazzo le ho scritte in quel periodo. Quando sono andato negli Stati Uniti mi sono reso conto che non ero interessato a nulla e ho capito che la situazione era più grave del previsto. Così ho lavorato su di me, su questo problema, e ora sono felice per questo disco. Sono emozionato».
Apatia e senso del presente. Su questo forse è giusto soffermarci un attimo di più.
Cosa spinge Ernia a scrivere certi testi lo facciamo dire a lui e ci ritorneremo. Ma quello che possiamo chiederci e capire va più nel profondo. Abbiamo letto nei social che simili cavolate non devono essere pubblicate, che i nostri figli non devono ascoltarle e che sono schifezze senza limite. E la mia memoria è andata a scavare tra i ricordi di musica meno recente e sempre contestata.
Da quel Vasco che a Sanremo veniva bollato come anarchico tossico, Jovanotti che gridando "1,2,3 casino faceva ridere come un bambino in craving da troppo zucchero". Ma passando poi anche a quel Jim Morrison che nella "The End" attinge a piene mani al mito di Edipo. Andando ben oltre al buoncostume contemporaneo e odierno.
Cosa trasforma una canzone da volgarità a espressione del contemporaneo? Ad arte ?
Dove è , se esiste , la linea di confine. Quella che fa passare un'opera di Cattellan,Pollock, Damien Hirst da spazzatura ad arte ? Non siamo qui per dare una risposta che probabilmente non c'è neppure se non presa e vista da solo poche angolazioni. Ma credo che coerenza sia un buon argomento.
E forse dobbiamo chiederci: quello che ascoltiamo rappresenta in qualche modo quello che viviamo ? Gli U2 hanno il loro personale mondo, vocabolario e storia. Attingono a piene mani al mondo degli anni '80 e '90 e '00 e nei rari casi in cui si sono confrontati con l'odierno ne sono usciti un po' con le ossa rotte (mio personale parere). Raccontano di un disagio di droghe pesanti, di mancanze di riferimenti e disillusioni. Ma il loro vocabolario è diverso. gli argomenti di alcuni testi di oggi sembrano gli stessi ma è la lingua che usano diversa. In una società monocellulare, sincopata e basata sull'immagine le tematiche di Bono e soci si amplificano e risuonano nel vuoto di un mondo che ha perso dal 2001 quasi tutte le proprie certezze. Un mondo dove ogni cosa è dissacrata, smontata e rimontata. Dove non ci sono ne miti certi, ne eroi ne super cattivi da sconfiggere. Non c'è più solo la fame del terzo mondo o l'ecologia ribelle di greenpeace. Oggi tutto diventa in poco tempo il contrario di se stesso confondendo e disturbando. Un enorme tubo catodico al rumor bianco. La previsione dello ZooTV al cospetto della realtà aumentata di apple e google. L'arte rincorre o forse non sta al passo e allora inciampa in banali tranelli. Per vendere parla di droga, sesso e vita banalizzandola. Appiattendola ed esaltandone solo gli aspetti più raccapriccianti.
Nel suo intervento Stefano Massini (grazie a Simo per la dritta) si chiede se i giovani guardano al futuro? lo raccontano ?
Cita Izi, un trapper anche lui, che canta "in ogni posto che scruto non vedo sviluppo"; Poi passa a Sfera , cantante passato purtroppo alle cronache per quel brutto incidente fuori dalla discoteca dove si esibiva; "il cielo nel blocco resta sempre buio".
Ma con lui si potrebbero anche citare Mahmood, Ex-Otago, Marracash.. o le internazionali Billie Elish, Post Malone o quel Kendrick Lamar che ha lavorato pure con gli U2.
E allora l'uso di canzoni per lo più opinabili e orecchiabili porta poi fuori testi secondari, più oscuri e terribilmente odierni.
Nella sua "gioventù bruciata" Mahmood racconta cosa significa essere figlio di separati, immigrati e gay a Milano. Rabbie famigliari e immagini di una periferia ai margini.
Mettevi in macchina le tue canzoni arabe e
Stonavi e poi mi raccontavi vecchie favole
Correvi nel deserto con lo zaino Invicta ma
Non serve correre se oltre ai soldi non hai più fiato né felicità
Rincarano la dose gli Ex-Otago con i suoi "giovani d'oggi", che alle porte di Genova raccontano di un mondo lasciato dagli adulti pieno di buchi neri, di furbetti da prima Repubblica e di mancanza di ideali. Di un mondo tanto connesso quanto isolante.
Dutch Nazari "calma le onde" mischia elettronica e canzoni popolari.
L’economia ha un movimento oscillante e ogni tanto dà un contraccolpo
Come un barcone nel mare con trecento persone a bordo
Qualcuno strilla chiudete il porto
E intanto suo figlio è in un aereoporto
e ha in una mano un biglietto di sola andata per Toronto
E nell’altra mano un passaporto
Forse il senso della musica rimane quello di esprimere e far parlare e quello che noi, ormai adulti, dobbiamo ricordare è che per arrivare a giudicare le cose dobbiamo prima capirne il perché della loro nascita. Sicuramente nel panorama musicale attuale c'è tanta musica banale, stupida e priva di senso. Ma nessuno si è stracciato le vesti per la canzone dell'estate 2020, una accozzaglia di luoghi comuni tra karaoke, mojito sulla spiaggia e pelli abbronzate. Non fa male a nessuno direte, beh non fa neppure discutere ne pensare. Non lo fa neppure Ernia con la sua "U2" che però giustifica cosi:
Q: In U2 mostri il lato più “zarro” e fai vedere le tue qualità tecniche.
E: «Sono un gran fan delle cafonate. E’ stato l’ultimo pezzo che ho scritto, è una sorta di freestyle. Fa ridere e diverte. E mi sono divertito a farlo».
Non assolviamo Ernia per i testi controversi e violenti anzi. Sono deplorevoli e privi di buongusto spesso. Ma forse contestualizziamo anche testi che sembrano innocui e che vogliono solo addormentare. Gli U2 in questo dovrebbero esserci di aiuto.
La copertina di Boy venne censurata negli States, Bono è tra i più odiati cantanti per il suo attivismo politico. Bad, Running to stand still sono canzoni forti di denuncia sul degrado e sulla droga. Forse la distinzione vera nell'arte sta non nel mezzo ma nel comunicato.
E a tranquilizzanti canzoni ferragostane che inneggiano al fregarsene e ballare, forse è meglio capire chi invece sotto la coltre del perbenismo da instagram sarà il futuro delle nostre città nei prossimi anni.
Vi lascio coi "calma le onde"
Comments